La stangata
Sembra ormai smaltita del tutto la ubriacatura della giornata trionfale in Parlamento, con gli interminabili applausi e le tante proposte di intitolare vie e piazze al prode Giuseppe Conte che era tornato in Patria dopo aver sbaragliato il campo dei cattivi, nel plenum dei capi di governo della Unione europea. E sì perché, purtroppo, sta emergendo una realtà foriera di un fosco futuro per gli italiani. Veramente alcuni segnali poco incoraggianti si erano palesati subito dopo la prima conferenza stampa di Conte, quando aveva commentato la creazione del Recovery Fund e rivendicato le sue capacità negoziali per la somma attribuita all'Italia. In quell'occasione il premier annunciò la creazione di una ennesima task force. Avrebbe avuto l'incarico di individuare i principali settori di intervento e di predisporre i relativi progetti da finanziare. Parole che hanno confermato che il tanto decantato lavoro della task force Colao era finito nel cestino della carta straccia. Comunque sia, nella giornata successiva si è diffusa la notizia che la Commissione europea stava organizzando una sua task force che sarebbe stata incaricata di verificare la coerenza e compatibilità dei progetti presentati dai vari Stati, con le linee guida e le direttive U. E. E' sembrato un altolà bello e buono. Una bella doccia fredda. Infatti della task force ipotizzata da Conte non si è più sentito niente. Altra notizia, che è ormai fatto assodato e inconfutabile, è quella che riguarda la disponibilità dei fondi Recovery. Saranno disponibili dalla seconda metà del 2021. E nel frattempo? Nel frattempo si va avanti a colpi di sforamento del deficit. Cioè nuovi debiti. Siamo ormai a 100 miliardi per quanto riguarda l'anno in corso, portando il totale a 2.600 miliardi. Pare chiaro che, nell'incontro tra i Capi di Stato che ha definito l'ammontare dei finanziamenti e quanto attribuire ad ogni nazione, Giuseppe Conte (e con lui tutti noi italiani) sia stato cucinato a dovere. Una buona parte dei partecipanti ben orchestrati e istruiti (Merkel e Macron?) confidando sulla vanità e sulla enorme autostima di Giuseppe Conte lo ha lasciato esibire e infine gongolare, proponendogli perfino più di quanto in origine era stato assegnato all'Italia. Ora, finiti i festeggiamenti, si appalesano le ben note strettoie delle verifiche che la U. E. impone per ogni euro concesso. Ora, anche Conte e i suoi ministri economici stanno prendendo coscienza del vicolo cieco in cui si sono inoltrati seguendo il sogno del fondo perduto e dei prestiti a tassi agevolatissimi, ma pur sempre prestiti. E, quando nel secondo semestre 2021 sarà disponibile una prima quota del Recovery Fund, l'Italia avrà già impegnato, in deficit, ben più dei 209 mld concordati con la U. E., con il debito totale dello Stato che sarà prossimo ai 2.900 miliardi di euro. Una piccola crisi dei mercati finanziari, una piccola bolla speculativa che facesse salire a 300 il differenziale dei nostri titoli di stato con i bund tedeschi, porterebbe l'Italia sull'orlo del default obbligandola a vendere una parte dei suoi gioielli. |