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Sant'Efisio


Sant'Efisio Il primo Maggio di ogni anno, a Cagliari, è festeggiato il Santo patrono della città e di tutta la Sardegna: Sant'Efisio. La vita del Santo è avvolta in un alone di leggenda; c'è chi sostiene che provenisse da Gerusalemme come soldato, per perseguire i Cristiani, ma per un evento miracoloso, durante la traversata, si convertì al Cristianesimo, per cui giunto in Sardegna, si impegnò nella lotta ai barbari.
Quando l'imperatore Diocleziano apprese della conversione di Efisio ordinò che venisse torturato e imprigionato. Nonostante numerose torture, nel suo corpo non rimase alcun segno e la sua fama cominciò a diffondersi.
In seguito fu gettato in una fornace ardente da cui né usci nuovamente indenne. Si parlò allora di miracolo che contribuì alla diffusione della dottrina cristiana in tutta la Sardegna. L'imperatore Flavio ordinò così la sua decapitazione che ebbe luogo a Nora nel 305 d.C.. Narra la leggenda che egli prima di morire, avesse pregato Dio perché proteggesse Cagliari dalla carestia, dalla peste e dai barbari. Quando, nel 1656, la peste scoppiò a Cagliari, uccidendo oltre diecimila persone, la città invocò Sant'Efisio, chiedendo un suo intervento miracoloso e salvatore, promettendo in cambio un rito solenne. La peste passò e la città mantenne la promessa. Nel maggio 1657, i cittadini di Cagliari trasportarono il suo simulacro da Cagliari fino alla Chiesa di Nora. Da allora ogni 1° maggio la statua di Sant'Efisio viene trasportata da Cagliari fino al luogo del suo martirio (Nora) dove vi rimane fino al 4 maggio, quando viene restituita alla Chiesa di Stampace, dove si trovano la chiesetta e il carcere in cui Efisio venne imprigionato e torturato. Suonatori
Narra ancora la leggenda che negli anni 1792-3, Sant'Efisio difese la Sardegna dall'invasione francese, facendo deviare col proprio busto le cannonate nemiche. Nei secoli la cerimonia è divenuta sempre più sontuosa; infatti, nata come festa cittadina, è diventata gradualmente festa per tutti i Sardi e non, che giungono da tutta l'isola per rendere onore al Santo. Già alcuni mesi precedenti il primo maggio fervono i preparativi: gli uomini dell'Arciconfraternita, custodi della tradizione, le consorelle e tutto l'antico quartiere di Stampace si danno da fare per vestire il simulacro e tutto il quartiere con ori e decori. La mattina del primo maggio, prima che il Santo si avvii a Nora, viene celebrata la messa solenne dove il Carradore, colui che ha agghindato i buoi che trasporteranno la statua del Santo, conduce il cocchio dorato fin dentro la Chiesa, mentre i Miliziani, le persone abbigliate con i tradizionali costumi e is traccas (carri e buoi ornati e decorati) si radunano all'esterno. Verso mezzogiorno inizia la processione, che si snoda attraverso le vie del quartiere di Stampace verso la via Roma fino ad immettersi nel viale La Playa in direzione Nora. I carabinieri a cavallo aprono la parata seguiti dalle traccas le quali a loro volta, a passo lento, sono seguite da centinaia di uomini e donne con costumi tradizionali, che mostrano ceste di cibi e dolci del proprio paese. Poi giungono le milizie armate a cavallo, che rappresentano i tre quartieri storici della città e che un tempo avevano il compito e l'onore di proteggere dai briganti il cocchio dorato del Santo lungo la strada che conduce a Nora. Seguono i membri della "Guardiania", is Dottoris, un tempo scelti fra i nobili e le classi più elevate. Dietro avanza il "Terzo Guardiano" con lo stendardo dell'Arciconfraternita, e quindi l'Alter nos, con il frac e il capello a cilindro che un tempo rappresentava il viceré e che oggi rappresenta il sindaco.
Al collo porta una catena d'oro con un medaglione: il toson d'oro, ordine cavalleresco fondato nel XV secolo per diffondere il Cattolicesimo. Cagliari ne fu fregiata nel 1679. Seguono a cavallo il cappellano e i membri dell'Arciconfraternita. Il passaggio del cocchio viene preceduto da otto lanterne dorate e dai suonatori di launeddas. I fedeli seguono a piedi il percorso della processione. Man mano che il Santo si avvicina alla via Roma e quindi al Porto, fischiano le sirene delle navi, che rendono ancor più solenne il passaggio del Santo tra i fedeli. La processione si snoda poi in viale La Playa e prosegue verso la chiesetta di Giorgino, dove il Santo smette gli abiti di gala e lascia il cocchio dorato per proseguire il pellegrinaggio su un carro di campagna. All'imbrunire è accolto a Sarroch e, dopo la celebrazione della Santa Messa, trascorre la notte nella chiesa di Santa Vittoria. La sosta finale è a Nora, dove la statua viene portata a spalla in processione, accompagnata dal suono delle launeddas, lungo la
spiaggia sino alla chiesetta luogo del Martirio del Santo. Il 4 maggio Sant'Efisio rientra a Cagliari preceduto dai Cavalieri al galoppo. È buio e l'atmosfera creata dalla luce dei ceri e il tramonto cagliaritano è suggestiva e ricca di religiosità profonda. Successivamente il simulacro raggiunge la Chiesetta di Stampace che gli rende omaggio con una Messa solenne. Il simulacro resterà esposto fino al 25 maggio e per tutto il mese si celebreranno i novenari e si canteranno is goccius per Efis Martiri Gloriosu.