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Storia di Cagliari


Non si può affermare con sicurezza quale sia l'origine di Cagliari. I più recenti studi affermano che l'origine di Cagliari sia legata in qualche modo ai Fenici. Pare, infatti, che il nome della città derivi da Karel che in fenicio significava città forte di Dio e che i romani mutarono in Kalares. Durante l'epoca fenicia Cagliari non aveva la struttura di una vera città, bensì era composta da insediamenti costieri discontinui. La prima mutazione si verifica invece coi Cartaginesi che realizzano quel tessuto urbano che era mancato all'epoca dei fenici. In epoca Cartaginese (Punica), l'antica Karel, che si estendeva all'incirca nella stessa zona in cui si estende oggi Cagliari, divenne il più importante scalo commerciale della Sardegna. I reperti che attestano la città punica sono numerosi e provano varie funzioni, soprattutto quelle religiose con le terracotte votive di S. Gilla e le necropoli di Bonaria e Tuvixeddu. Il passaggio della Sardegna (238 a.C.) dai Cartaginesi ai Romani, segna un mutamento profondo dell'assetto della città. È con i Romani che Cagliari diventa una vera e propria città, con regolari rifornimenti idrici, passeggiate, piazze, magazzini per il sale e per il grano. Vennero altresì edificate nuove strutture quali la Villa di Tigellio , l'Anfiteatro, e trasformando il quartiere di Marina in un castrum fortificato. Di notevole rilevanza sono le innovazioni apportate all'agricoltura e allo sfruttamento dei giacimenti minerari, che diedero incremento all'economia della città che raggiunse in quegli anni una ricchezza es uno splendore che mantenne fino a tarda età imperiale (V d.C.). Si sa, invece, ben poco sul periodo di dominazione bizantina. Cagliari e tutta la Sardegna godettero di un lungo periodo di pace, ma purtroppo, non di buona amministrazione. Bisanzio infatti era troppo lontana e troppo impegnata nelle guerre contro le popolazioni barbariche per potersi interessare di Cagliari come capitale della Sardegna. Bisanzio, bensì, si preoccupò dei proventi gravando gli abitanti di Cagliari di fortissime tasse. Intorno al 1015 le ripetute incursioni arabe e l'estraneità di Bisanzio, portano al passaggio delle istituzioni dagli arconti bizantini ai giudici locali, che si staccano formalmente e giuridicamente dal potere bizantino. Ma il giudicato di Cagliari non sceglie la città come sede del governo, esercitandolo a S. Igia (nell'entroterra) per ragioni di sicurezza. Nonostante la decadenza del centro urbano, Cagliari rimase indipendente fino alla seconda metà del XIII secolo. Infatti nel 1258 Cagliari venne occupata militarmente da Pisa che fu la prima a comprendere la possibilità di fortificare la città. La grande novità urbanistica fu rappresentata dalla realizzazione di una cerchia di mura che isolò l'antico quartiere di Castello, che sovrasta Cagliari, con una cerchia di mura, che isolò Castello dal resto della città, facendone sede di uffici pubblici e dimora per cittadini pisani. Il dominio pisano fu presto minacciato dalla politica di Giacomo II d'Aragona. Pisa corse ai ripari e le rinforzate mura di Castello furono dotate delle torri di S. Pancrazio, dell'Elefante e dell'Aquila, la quale venne distrutta dalle cannonate francesi nel 1793 e inglobata nel Palazzo Boyl. Esse furono costruite nei primi dieci anni del 1300 dall'architetto sardo Giovanni Capula. Le preoccupazioni dei pisani non erano infondate. Gli Arogonesi infatti si apprestarono nel 1323 alla conquista della città ottenendo nel 1324 la ritirata di Pisa. Tre anni dopo, l'approvazione dello statuto del Coeterum sancisce la scomparsa degli ordinamenti pisani. La nuova legislazione privilegia i catalani e gli aragonesi, chiamati a ricoprire tutti gli incarichi pubblici. Se all'inizio la costituzione del Coeterum non ebbe un'applicazione discriminatoria, con l'acuirsi della guerra tra Aragona ed Arborea, le limitazioni divennero più pesanti, perfino ad escludere dal Castello i sardi. Dal 1328 uno squillo di tromba, la trompet de sarts, s'imponeva ogni sera, al calar del sole, l'ordine perentorio di abbandonare il Castello da parte di tutti i sardi, pena l'esser gettati giù dalle mura. Quando Ferdinando il Cattolico succedette a Giovanni II d'Aragona nel 1479 sotto un unico trono della Castiglia e d'Aragona, la Sardegna attraversa uno dei suoi periodi più oscuri. La dominazione spagnola durò circa quattro secoli, infatti nel 1708 Cagliari passò all'Austria, la quale governò per pochi anni cedendola successivamente, il 2 agosto 1718, insieme a tutta la Sardegna, a Vittorio Amedeo II duca di Savoia. Passata ai Savoia, Cagliari dimostrò la propria fedeltà alla Casa Sabauda respingendo, il 28 febbraio 1793, la flotta francese. I francesi, fra i quali c'era un artigliere ancora sconosciuto di nome Napoleone Buonaparte, che sbarcarono nei pressi di Quartu, furono affrontati e sconfitti da un esercito di miliziani comandati da Girolamo Pitzolo. Forti di questa vittoria gli Stamenti (rappresentanti degli Stati Generali Sardi) chiedono ai piemontesi di approvare una richiesta fondata su cinque punti per il riconoscimento di alcuni diritti a favore dei cittadini sardi, come il rivestimento di cariche pubbliche. Il Re accolse solo una delle cinque richieste: la creazione di un Consiglio di Stato. Per tale decisione e per l'arresto di due illustri Cagliaritani accusati di complotto, a furor di popolo, Cagliari si solleva e spinge i piemontesi verso il porto costringendoli ad imbarcarsi e lasciare l'isola. (28 aprile-7 maggio 1794). Per quanto Torino corra ai ripari con l'invio di un nuovo viceré, le conseguenze della sollevazione antipiemontese sono ancor più gravi e sanguinose. Girolamo Pitzolo, che comandò i miliziani che sconfissero la flotta francese, venne acclamato trionfalmente al suo ritorno da Torino, ma nominato intendente generale in un tentativo del Re sabaudo di soddisfare le antiche richieste dei Cagliaritani, fu condotto in carcere e, catturato dai manifestanti, venne ucciso. In seguito alle guerre di Napoleone, tre rappresentanti degli Stamenti offrono a Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, asilo a Cagliari, dove il re sabaudo giunse con la famiglia il 3 marzo 1799. Ma già nel 1800, il re esiliato torna nella penisola con la speranza di potersi reinsediare in Piemonte, nominando Carlo Felice ministro per la Sardegna e in seguito re. Carlo Felice istituì le scuole elementari, promulgò il codice Leggi civili criminali del Regno di Sardegna che fa decadere la Carta de Logu in vigore dal 1421, e realizzò la "strada reale", l'odierna Carlo Felice. Intraprese sempre con le migliori intenzioni una riforma del diritto fondiario (L'Editto delle Chiudende), che portò alla nascita di diverse sommosse contadine. Nel 1847 il Consiglio Generale di Cagliari chiese al re Carlo Alberto l'unione costituzionale della Sardegna e del Piemonte, ottenendo così il 20 dicembre 1847 "l'unione perfetta". Il 30 dicembre 1860, un decreto reale cancellerà Cagliari dal novero delle "piazze fortificate". Si apre così una polemica su conservare o meno la "cinta bastionata". L'esito fu la demolizione delle mura di Marina, Stampace e Villanova, quartieri storici di Cagliari, ma conserva quelle di Castello. Si aprì così lo sviluppo urbanistico della città che si dota (sarà la prima in Italia) di due piani regolatori redatti dall'architetto Gaetano Cima. La fine dell'Ottocento e il primo ventennio di questo secolo sono dominati dalla figura del sindaco Ottone Bacaredda: con lui la città si dotò di numerose opere pubbliche. Nella seconda guerra mondiale, l'importanza strategica del porto di Cagliari e dell'avioscalo di Elmas, inflisse alla città la tragica esperienza dei bombardamenti dal cielo, con un gran numero di morti e vastissime distruzioni dell'abitato. Per le sue sofferenze, la Cagliari martoriata, fu insignita il 19 maggio 1950, della medaglia d'oro al valor militare. Ricostruita e accresciuta, dal 1949 Cagliari è il capoluogo della Regione Autonoma della Sardegna.