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Storia di Sassari
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Non si hanno notizie certe sulle origini della città di Sassari. L'ipotesi più verosimile è che essa sia il risultato del progressivo ampliamento di uno dei tanti villaggi medioevali che si trovavano nella zona collinare a ridosso del golfo dell'Asinara.
Tuttavia, si sa per certo che intorno al Mille i giudici di Torres iniziarono a soggiornarvi e che la rafforzarono con un castello, il Castrum Sassaris o Saxi, di cui già si trova notizia in un documento del 1118.
Successivamente la città, man mano che acquistava importanza, fu coinvolta nella lotta in corso per il predominio su tutta la Sardegna e, nello stesso giudicato di Torres, nella guerra tra Pisa, Genova e i Giudici.
Le due repubbliche marinare avevano iniziato da tempo ad introdursi nell'isola: la loro penetrazione era stata dapprima di tipo economico ma tendeva poi a divenire anche politica, tanto da scontrarsi con l'autorità dei giudici, basata ancora su una legislazione medioevale.
A Sassari, intanto, per via dei rapporti con le due repubbliche marinare, si era venuto formare un nuovo ceto borghese, di commercianti ed artigiani attivi, aperti a nuovi traffici, insofferenti anch'essi, quindi, della vecchia legislazione: in questo quadro va vista l'uccisione del giudice Barisone III, da parte degli stessi Sassaresi, avvenuta nel 1236.
Sotto queste molteplici spinte, il giudicato andò gradualmente disgregandosi, e Sassari ebbe la possibilità di conseguire una certa autonomia.
Questa crescente importanza spiega le lunghe contese tra Pisa e Genova per la supremazia sulla città: fu la repubblica ligure ad avere la meglio, dopo la battaglia della Meloria (1284).
Con una convenzione stipulata tra Sassari e la repubblica marinara, Genova si impegnava ad intervenire in "protezione e difesa" di Sassari, mostrando così, un sostanziale rispetto per l'autonomia e gli ordinamenti della cittadina sarda, gli Statuti, che ci sono noti in un testo sardo-logudorese del 1316.
Il governo della città fu affidato, oltre che al podestà genovese, al Consiglio Maggiore, composto da cento cittadini che tenevano la carica a vita.
Il podestà, che veniva inviato ogni anno da Genova, assommava in sé un notevole potere, nonostante fossero previsti numerosi meccanismi limitativi e di controllo nei suoi confronti.
Quanto al Consiglio Maggiore, esprimeva una sorta di esecutivo di 16 persone, il Consiglio degli Anziani.
Intanto, il regno di Aragona si veniva inserendo nelle lotte per il predominio del Mediterraneo, incoraggiato da papa Bonifacio VIII, che nel 1297 investì Giacomo II del titolo di re di Sardegna.
A Sassari, anche per reazione ai genovesi che miravano a ridurne l'autonomia, si formò un gruppo filo-aragonese, guidato dal notabile Guantino Catoni il quale, convinta una parte del Consiglio Maggiore, inviò nel 1321 un'offerta di vassallaggio al sovrano aragonese che si accingeva alla conquista della Sardegna.
La spedizione fu guidata dall'infante Alfonso che si affrettò ad inviare a Sassari un governatore.
Ma fu subito chiaro che i nuovi alleati miravano ad un rigido controllo della città, sicché nel 1325, si verificò una prima ribellione che gli aragonesi repressero, iniziando successivamente la costruzione di una fortezza per sorvegliare meglio la città ribelle.
Si aprì così un lungo periodo dei lotte, che videro in campo, oltre agli aragonesi e Genova, anche i giudici d'Arborea, che tentando di salvaguardare la loro autonomia, riuscirono anche ad impadronirsi di Sassari per due brevi periodi.
Il dominio araagonese si consolidò soltanto a partire dal 1420, mentre veniva rafforzandosi sempre più quella cerchia di nobili provenienti dalla Spagna, che godevano di privilegi e traevano i loro proventi dai feudi che venivano loro concessi.
Il controllo dei traffici di tutta la parte settentrionale della Sardegna, la presenza dei feudatari era motivo di benessere e potenza, tanto da mettere in discussione il primato dell'isola a Cagliari.
Il nuovo contesto mediterraneo del XVI secolo, caratterizzato dalla sempre più massiccia minaccia turca e barbaresca, con l'emarginazione della Sardegna dalle rotte commerciali, portarono ad una progressiva crisi della crescta dell'economia della città.
A ciò si aggiunsero le pestilenze, una delle quali, nel 1528, avrebbe provocato solo a Sassari, a detta di scrittori del tempo, non meno di 15 mila morti.
Poco prima, tra la fine del 1527 e l'inizio del 1528, avvenne l'occupazione della città da parte dei francesi, che per un breve periodo la dominarono e la saccheggiarono.
Nel frattempo, dietro l'esempio delle città spagnole, all'interno della comunità cittadina, prendevano importanza le categorie di artigiani e lavoratori detti Gremi.
La loro principale manifestazione pubblica, conservata fino ad oggi dalla tradizione, è la processione del 14 agosto, nella quale vengono portati a braccia grandi Candelieri, uno per ogni categoria di lavoratori, in ricordo di un voto fatto alla Madonna per la fine dell'epidemia di peste del 1582.
Agli inizi del '700, in seguito alle vicende della guerra di successione spagnola, Sassari conobbe per alcuni anni la dominazione austriaca; di questo periodo è ricordato il tentativo di ribellione contro l'imposizione dell'estanco, una nuova tassa sul tabacco, abbondantemente coltivato nelle campagne circostanti.
Ritornata brevemente agli spagnoli, la città, con tutta la Sardegna, passò poi al Piemonte in conseguenza del trattato di Londra del 1718.
Sotto i Savoia si ebbero dei benefici, ma anche dei periodi di stasi.
Al tempo del re Vittorio Amedeo II (1720-1730), vi fu una prima riorganizzazione fiscale, fu confermata la legislazione preesistente e con essa gli Statuti sassaresi. Alcune prime misure furono adottate in maniera episodica da Carlo Emanuele III (1730-1773) che con i lavori di ripristino del porto di Torres, diede incremento agli scambi commerciali. Significativa è anche la riorganizzazione dell'Università (1764).
La spinta riformistica si attenuò con Vittorio Amedeo III (1773-1796), quando tornarono condizioni di arretratezza. Questa situazione generale, unita ad una grave carestia, condusse la città a ribellarsi nell'aprile 1780. Dopo alcuni giorni fu ripristinato l'ordine ma ne seguì il cosiddetto decennio rivoluzionario in cui le rivolte venivano controllate con esecuzioni capitali.
Nel 1796 fece suo ingresso trionfale, inviato da Cagliari, l'Alternos Giovanni Maria Angioy, dove il suo prematuro tentativo di abolizione del sistema feudale, si risolse ben presto in nulla e fu seguito da feroci repressioni ai danni dei sassaresi.
Con Carlo Felice (1821-1831) prima e Carlo Alberto (1831-1849) poi, Sassari ottenne diversi benefici, quali il trasferimento della prefettura in città, il rafforzamento dei traffici commerciali tra Sassari e la penisola e, la costruzione della nuova strada Cagliari-Portotorres .
Nel 1836, finalmente, fu dato il permesso di costruire al di fuori della cinta muraria, e la città iniziò ad espandersi nel territorio circostante.
La fine del 800 presenta una città in forte crescita economica e in continuo sviluppo, tant'è vero che nei primi anni del 900 si ebbe un certo sviluppo di industrie legate all'agricoltura. Si rafforza così il ceto borghese cittadino che traeva benessere da tali attività, che trovò all'interno di esso un esponente illustre, amico di Mazzini, Gavino Soro Pirino, il quale guidò la città dal 1877 al 1915.
Protagonisti della scena politica sassarese furono, a partire dal 1891, tre giovani avvocati, Enrico Berlinguer, Pietro Moro e Pietro Satta Branca. Questi giovani, sempre nel 1891, fondarono La Nuova Sardegna, divenuto ben presto il quotidiano più diffuso nell'isola.
Al termine della prima guerra mondiale, e col rientro dei reduci, anche Sassari partecipò al movimento rivendicazionistico degli ex combattenti.
Camillo Bellieni e Luigi Battista Puggioni, fondarono il giornale La voce dei combattenti (1919) e, furono tra i fondatori del Partito Sardo d'Azione.
Negli anni antecedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale, Sassari venne dotata di numerosi importanti edifici, quali le scuole elementari di S. Giuseppe, il Liceo classico e scientifico e il Palazzo di Giustizia.
La città, risparmiata dalla guerra (si registrò solo la caduta di pochi spezzoni nel maggio del 1943), superò il periodo bellico senza particolari traumi, ma la popolazione dovette sopportare una grave e prolungata carenza di generi alimentari. Dopo la crisi del dopoguerra, Sassari reagì ottenendo un lento sviluppo economico, che portò la città a divenire oggi il secondo centro cittadino della Sardegna per importanza.
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